La vulnerabilità che connette agli altri
Tante volte mi sono sentito dire che sono un’eroe, un mito o un’idolo per quello che ho fatto nella mia vita. In molti mi hanno scritto per dirmi che vorrebbero essere come me o che non sono al mio livello. Eppure per tanti anni, in cui questo accadeva, pure io invidiavo gli altri, mi sentivo inferiore e avrei voluto essere come qualcun altro. Incontravo uomini o donne che sapevano fare un sacco di cose manualmente. Io non sapevo costruire nulla, tantomeno suonare uno strumento e mi sentivo un imbranato.
Non ho ricevuto un’educazione che mi ha permesso di sviluppare dei talenti, anzi a scuola mi hanno trasmesso grandi insicurezze. Ancora oggi, a volte, può capitare di sentirmi timido o un po’ frenato e quando me ne accorgo, a maggior ragione, faccio quella cosa che mi fa sentire a disagio.
Siamo nati nella società della competizione, dove costantemente viene esaltato il più bravo, il più forte o il più bello. Quando osserviamo gli altri molto spesso vediamo il bicchiere mezzo pieno mentre quando osserviamo noi stessi lo vediamo mezzo vuoto. Tendiamo a idealizzare gli altri e a sminuire noi stessi ma non sappiamo nulla della vulnerabilità o delle insicurezze altrui. Quelle sono spesso nascoste dalle maschere sociali.
Da diversi anni cerco di smettere di paragonarmi e di evitare di giudicarmi. Invece di invidiare preferisco gioire per i talenti altrui e prendere ispirazione. Questo mi permette di alimentare la mia sete di conoscenza.
Non mi sento superiore o inferiore a nessuno, credo che tutto quello che fa un altro essere umano posso farlo anche io con volontà e costanza. Vedo tanta bellezza in ognuno perché a nostro modo siamo tutti esseri unici. Soprattutto cerco di mostrare di più la mia vulnerabilità perché è proprio questa che mi permette di connettermi con gli altri e di valorizzare la grande umanità che vive dentro di noi.
Carlo Taglia
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!