Là dove i cittadini sono felici
C’è un solo paese al mondo (che io sappia) in cui la democrazia non degenera in partitocrazia e corruzione politica, è la Svizzera.
Non è tanto merito del federalismo, che esiste in tanti altri paesi, ma di una regola che esiste solo in Svizzera e che viene lì chiamata la “regola d’oro”, è una regola che sconvolge la mentalità politica dominante nelle democrazie occidentali: tutti i maggiori partiti presenti in parlamento sono chiamati a partecipare al governo. Tutti.
Una decisione, una volta assunta dal governo, è la decisione di tutti e nessuna parte politica specifica può vantarsi di averla promossa, spesso neppure si viene a sapere chi l’ha promossa. E’ sufficiente questo aspetto per capire che la regola moralizza la vita politica del paese. I partiti esistono ma non esiste il partitismo, ovvero non esiste il dominio dei partiti sulla società, non esiste neppure quell’american spoil system (i vincitori delle elezioni si prendono tutti gli incarichi pubblici esistenti) che ha affascinato perversamente gli italiani negli ultimi decenni e che ha portato alla demolizione del concetto di interesse pubblico, oggi sta demolendo anche la democrazia in cui è nato.
In Svizzera non governa dunque un partito, ma tutti (quelli che riescono a farsi eleggere in parlamento ovviamente).
E se, avendo visioni diverse, non raggiungono un accordo sulla soluzione dei problemi? Allora si ricorre al referendum e decide il popolo. Chi mette in discussione una decisione del popolo? Questo è l’aspetto decisivo della democrazia elvetica. E’ il popolo ai diversi livelli (comune, cantone, federazione) che ha l’ultima parola, sia che si discuta se dare la cittadinanza a un famoso corridore di F1 o rifiutargliela (come è avvenuto) sia che si tratti di decidere se aderire all’Unione Europea (gli svizzeri hanno finora detto di no) sia se appoggiare un progetto di fantastici aumenti salariali (ancora no) ecc.
Denis de Rougement (che ha partecipato alla fondazione della Comunità Europea) definiva il popolo svizzero un popolo “felice” e auspicava che l’intera Europa trovasse ispirazione nella democrazia elvetica. Non è stato così, anzi paesi come l’Italia, confinanti e prossimi in tutti i sensi con la Svizzera, mai hanno preso ispirazione dalla confederazione, la maggior parte degli italiani sa ben poco o nulla, a volte non dimostra neppure curiosità, verrebbe da dire che noi italiani amiamo la litigiosità politica e in Svizzera c’è poco da litigare.
Eppure dovremo andare in Svizzera nei prossimi anni se vorremo superare le enormi difficoltà che si profilano in tutte le democrazie occidentali. Ovunque, nel mondo attuale, il potere non riesce a fronteggiare in forme adeguate i cittadini: le rivolte di Honk Kong degli scorsi anni e prima ancora quelle di Wuhan (di cui i media italiani non hanno parlato); i riots che da anni scoppiano nelle città americane ad opera di gruppi di diverse comunità e che spesso hanno portato al coprifuoco (altro che Capitol Hill); i ricorrenti bracci di ferro tra Macron e la piazza di Parigi (ha dovuto diverse volte annullare o modificare progetti di legge per le rivolte di piazza); le numerose iniziative di ricorso alla magistratura che si stanno organizzando in Italia contro le decisioni del governo. Sono tante e diversificate le situazioni in cui emerge che i vertici del potere politico non hanno capacità di interagire con i cittadini.
Il capitalismo ha costruito una macchina prodigiosa per formare ricchezza, ma ha desertificato il rapporto tra uomini di potere e cittadini. E’ urgente trovar nuove forme di rappresentanza e di gestione del potere. Il capitalismo ha costruito una prodigiosa macchina di ricchezza economica (che non sa distribuire), ma il rapporto tra potere politico e cittadino è rimasto arcaico e oggi rischia di sfociare in nuove forme di dittatura. Andiamo ad apprendere là dove il popolo è felice.
Giuliano Buselli
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